Sagra del Fuoco

Le tradizioni di Recco II PDF Stampa E-mail
  
Venerdì 18 Settembre 2009 10:10

Riceviamo e pubblichiamo:

Ho letto con rammarico quanto pubblicato in data 11/09/09 sul Secolo XIX (edizione del levante) a firma (cito testualmente) di Roberto Speciale, ex-deputato al Parlamento europeo. Non solo non condivido una parola di quello scritto, ma come recchelina di nascita mi sento offesa nell’apprendere che qualcuno possa definire "inutili" e addirittura "dannose" le tradizioni della nostra cittadina. Come si possono paragonare le sparate alle frustate sulle pubbliche piazze o alla lapidazione delle donne peccatrici? E perché non si dovrebbero ricordare anche a chi non li ha vissuti i drammi della guerra che ha distrutto il Paese e ucciso tante persone? Chi dimentica il proprio passato non ha futuro e inoltre la prima regola della buona educazione, come diceva anche Cartesio, è quella di adeguarsi agli usi e costumi del paese in cui si vive e di ricordare in ogni modo che non siamo in casa nostra. La Recco di un tempo non esiste più, è stata rasa al suolo dalla follia degli uomini; forse le sparate e i fuochi sono un po’ di quel poco che è rimasto dei tempi antichi; quella di oggi è una cittadina aperta a tutti e al nuovo, ma giustamente gelosa delle proprie tradizioni e della memoria dei suoi caduti sotto i bombardamenti. Non è però l’unica in Italia e a chi non piace viverci né sentire botti e campane non resta che rivolgere lo sguardo altrove.

Marcella Cavassa

 

La riposta di Francesco Chinchella: cliccate QUI

La riposta di Valentina Grazioli: cliccate QUI

La riposta di Matteo Malchiodi: cliccate QUI

 

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